Home » » Radioterapia, ipotesi possibile
CIVITAVECCHIA - Se ne parla da anni, ma finora le diverse amministrazioni regionali e comunali e i vertici aziendali non sono riusciti a raggiungere l’obiettivo. Un obiettivo che purtroppo sembra essere sempre più necessario realizzare, in un territorio come quello di Civitavecchia e per dare le giuste risposte alla popolazione. Oggi più che mai l’ospedale San Paolo necessita della Radioterapia, tassello mancante nel percorso sanitario. Un ciclo che non si chiude sul territorio, con i pazienti costretti al ‘‘pendolarismo oncologico’’ in altre strutture, come quella di Viterbo o a Roma.
Lo sa bene l’Adamo, l’associazione che si occupa di assistenza domiciliare e che, quotidianamente, accompagna i pazienti in questi viaggi, con i pulmini che partono sempre pieni. Un paio di anni fa era stato presentato in Regione un ordine del giorno che impegnava la Pisana a garantire la radioterapia in tutte le Asl del Lazio proprio per consentire una assistenza più vicina e sicuramente più umana ai malati oncologici e alle loro famiglie, andando a colmare una grave mancanza e quella che è sempre più un’esigenza reale per Civitavecchia ed il suo comprensorio.
Ma non si è fatto più nulla, almeno per Civitavecchia dove l’oncologia del San Paolo ha molto da fare. Nel frattempo è stato realizzato l’hospice oncologico sulla Braccianese Claudia, una struttura importante diventata punto di riferimento per un territorio sofferente. Manca quel tassello che più volte è stato richiesto e di cui troppe volte, purtroppo, è stata sottolineata la necessità. Proprio alleviare il carico, già pesante, per le famiglie ed i pazienti interessati.
E lunedì scorso, a margine dell’inaugurazione del nuovo reparto di endoscopia digestiva, una seppur ancora vaga apertura, è emersa per far diventare concreta l’ipotesi di portare il servizio anche al San Paolo. Un’idea per ora, sulla quale però sembrerebbero crederci i vertici della Asl Rm4. E questo alla luce del lavoro svolto al Bambin Gesù o al Policlinico Gemelli, dove il privato è intervenuto per realizzare il reparto abbattendo di molto il contributo pubblico. Perché certo, come spesso accade in sanità, il problema sono i finanziamenti. Poi, chiaramente, il personale. Ma una formula del genere potrebbe accelerare la pratica, potendo contare anche su locali già disponibili ed idonei all’interno dello stesso San Paolo. Chissà che questa volta ci si possa trovare davvero di fronte alle sinergie giuste in grado di rispondere con efficienza ad una richiesta che arriva a gran voce dal territorio.
(27 Set 2018 - Ore 21:20)
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